Curiosità
Smartphone: 20 curiosità inquietanti che (forse) non vorresti sapere

Lo smartphone fa parte di noi, ed è un dato di fatto. E' un'estensione delle nostre braccia, della nostra mente, non possiamo più fare a meno di lui; anche se ci impegniassimo, non potremmo vivere più di mezza giornata senza guardarlo: come mai? Le ragioni sono diverse. La prima riguarda la nostra rete sociale: le persone care, grazie allo smartphone, sono sempre reperibili; tra le app di messagistica e i social possiamo raggiungere chiunque con un click. Le videochiamate hanno accorciato le distanze, i messaggi vocali hanno reso possibile sentire la voce dell'altro senza necessariamente dover effettuare una telefonata. Provate poi a lavorare senza il telefono, dopo qualche minuto vi sentirete persi, smarriti. Questo perché lo abbiamo reso indispensabile per ogni singola mansione. Leggiamo le mail, compiliamo documenti, contattiamo i clienti su Whatsapp, facciamo tutto con la consapevolezza di avere il nostro personale database sempre a portata di mano. In ultimo, ci siamo resi conto che ci facilita la vita: in pochi secondi compiamo ricerche per l'università, troviamo la ricetta giusta per la cena, recuperiamo informazioni sulla persona che ci piace e che vorremmo corteggiare, accediamo allo streaming per seguire il nostro programma preferito e così via. Questa è l'epoca del digitale, abbiamo lasciato che l'analogico restasse incastrato negli anni '90. Adesso il mondo richiede velocità; tutto deve essere istantaneo.
Certo, tutto questo senza calcolare i rischi a cui siamo esposti; se li analizzassimo probabilmente faremmo in modo di non utilizzarlo più. Gli smartphone, infatti, nascondono delle insidie, anche se non ci piace sentirlo. Di seguito un elenco di alcune cose che non vorreste sapere, davvero!
110 VOLTE

No, non si tratta del massimo punteggio che può ottenere un laureando. Bensì, è il numero di volte che, mediamente, una persona tocca il proprio smartphone durante la giornata. Il dato arriva da uno studio di Locket, condotto su 150mila soggetti. L'analisi ha rilevato che ognuno di loro, in media, ha controllato il cellulare circa 9 volte all'ora durante l'esperimento. Sommando questo dato a tutti quei momenti extra si arriva a ottenere il famoso 110. Lo studio fa anche una media delle fasce orarie: c'è maggiore attività tra le 17.00 e le 22.00. Mentre tra le 5.00 e le 7.00 del mattino si verifica quella che possiamo definire la fase di riposo. Ad ogni modo, questo fa intendere quanto siamo ormai diventati dipendenti da notifiche e scrollate su social.
FOBIE: NOMOFOBIA

La dipendenza di cui sopra ha permesso anche sviluppassimo delle vere e proprie fobie. Non parliamo solo della paura di dimenticare il telefono in autobus o sul bancone di un negozio; si tratta di vere e proprie patologie che, in alcuni casi, necessitano dell'intervento di un esperto. La prima tra queste è la Nomofobia: è l'ansia di non poter utilizzare lo smartphone. Si tratta di una fobia che colpisce particolarmente i più giovani, quando non possono controllare l'arrivo di notifiche o di non essere aggiornati al secondo. E' letteralmente la paura non avere il telefono tra le mani. Una dipendenza inquietante che si riflette su ogni aspetto della vita; dalle relazioni sociali alle interazioni lavorative; se non si è connessi al secondo, si entra nel panico.
FOBIE: STRESS DA SUONERIA

Lo stress da suoneria, come esplicita il nome, riguarda il terrore di perdere un messaggio o una telefonata e la continua suggestione che il telefono stia squillando anche quando non è così. Per tenere a freno lo stress da suoneria bisognerebbe distaccarsi un po' dal cellulare e da tutto ciò che lo riguarda: se si perde una telefonata non è la fine del mondo, richiameranno. Se si è in attesa di un messaggio importante, fissare il telefono o vivere con la continua apprensione che possa suonare, non farà arrivare prima l'agognato messaggio. Anche convivere con lo smartphone richiede serenità.
FOBIE: VAMPING

Un'altra fobia legata alla tecnologia è quella del Vamping: con questa si fa riferimento al restare svegli fino a tarda notte a causa dello smartphone. Capita spesso di sentire amici e parenti lamentarsi perché non sono in grado di addormentarsi, anche quando sono particolarmente stanchi. Il termine Vamping nasce come unione di Vampire e Texting, ovvero vampiri che scrivono, chattano e vivono sul web di notte, tra social e app di messaggistica. Fenomeni da non sottovalutare perché possono portare a conseguenze anche gravi: perdita di sonno, appetito, ansia, ira e depressione.
TROPPE APP

Lo smartphone di per sé è solo un contenitore, ciò che lo rende così affascinante è la quantità di app a cui abbiamo accesso. C'è un'applicazione per ogni singola cosa. Diversi studi, comunque, dimostrano che tra le tante app ce n'è sempre una preferita. Che sia Instagram o un giochino passatempo, abbiamo installata sul telefono un'app su cui trascorriamo il 50% del nostro "tempo digitale". Non è sempre un bene: va bene lo svago, va bene tenersi informati, ma le tante app ci confondono, ci fanno sentire inadeguati, come se non fossimo in grado di stare dietro a tutto. Dovremmo iniziare a essere più selettivi e a scegliere quali siano quelle più affini a noi, senza dover necessariamente dedicarci a tutto.
UN COVO DI GERMI

Non potete immaginare quanti germi si accumulino sullo smartphone durante il giorno. Forse vi sorprenderà sapere che è più sporco un telefono cellulare che una toilette. La quantità di germi sarebbe di 18 volte maggiore rispetto a quelli rilevati nei bagni. Dunque dovrebbe essere buona norma disinfettare lo smartphone più volte al giorno e farlo con perizia. Potrà sembrare una pratica poco divertente, in effetti lo è, ma sarebbe importantissimo: è tutta una questione di igiene.
IL NOSTRO SMARTPHONE CI CONOSCE... FIN TROPPO!

Ci piace pensare che essendo uno strumento personale lo smartphone abbia cura dei nostri dati, che in qualche modo protegga i nostri segreti. Sbagliato! Per quanto si possa essere attenti, bisogna comunque considerare che il telefono cellulare ci geolocalizza, trasmette i nostri gusti e i nostri interessi a terzi; questo grazie alle app che scarichiamo volontariamente e a quelle che sono già installate. Se si intende preservare la propria privacy, bisognerebbe rinunciare del tutto allo smartphone, cosa praticamente impossibile. Quindi si deve scendere a patti con il fatto che i nostri dati personali sono divulgati e rappresentano oro puro per alcune aziende. Il Financial Times ha definito le informazioni raccolte e vendute dai broker di dati come il "nuovo petrolio" e non esiste definizione più appropriata, considerandone il valore in termini economici.
