Scienza
I 15 esperimenti più raccapriccianti e pericolosi tentati dall’uomo

La scienza è sinonimo di progresso, di vita che avanza. E' così da sempre. Tuttavia, perché si possano fare dei passi in avanti e guardare al futuro, talvolta, è necessario sacrificare qualcosa o qualcuno. In questo articolo troviamo alcuni tra gli esperimenti più cruenti e complessi realizzati dagli esseri umani; alcuni hanno prodotto risultati importanti, ma a discapito di bambini, animali e studenti.
LO STUDIO DEI MOSTRI

Uno degli esperimenti psicologici che più ha inquietato l'opinione pubblica e la comunità scientifica risale al 1938. A condurlo fu lo psicologo americano Wendell Johnson, il quale ha incentrato l'80% dei propri studi sul linguaggio. Linguaggio inteso come semantica e come processo biologico di espressione. E' lui l'ideatore del Monster Study; si tratta di un esperimento che ha coinvolto ventidue bambini orfani e che aveva l'ardire di verificare che la balbuzie potesse essere indotta e/o curata. Mary Tudor, una studentessa di Johnson, effettuò la ricerca. Iniziamo col dire che nessuno dei bambini era a conoscenza del vero motivo per cui erano stati scelti. Tutti pensavano si trattasse di una terapia di logopedia.
I ventidue soggetti dell'esperimento furono divisi in quattro gruppi. Il gruppo IA era composto da bambini realmente balbuzienti a cui però fu detto che parlavano perfettamente, che non avessero alcun tipo di difetto nel linguaggio. Nel gruppo IB furono inseriti dei bambini che erano balbuzienti e che vennero trattati come tali: a loro fu evidenziato il problema. Nel gruppo IIA furono inseriti dei bambini che non avevano problemi di balbuzie, ma fu detto loro il contrario. Tudor giocò sul condizionarli per capire che effetto sortisse. Nell'ultimo gruppo, IIB vi erano bambini che non balbettavano e cui fu detto esattamente questo, ovvero che non avessero problemi nel linguaggio.
Alla fine dello studio, durato un semestre, Tudor ne ricavò che i bambini del gruppo IIA ebbero dei problemi, che il processo di condizionamento sul loro linguaggio li portò a parlare solo se interpellati. Avevano sviluppato un'importante insicurezza nel linguaggio e non solo. Mentre per gli altri gruppi non era cambiato praticamente nulla. I risultati furono aspramente criticati per due ragioni: in primo luogo perché vennero utilizzati dei bambini inconsapevoli, che non avevano dato il proprio consenso. E poi perché, stando ai dati della ricerca, quelli del gruppo IIA avevano riportato diversi problemi, anche a livello psicologico.
Johnson aveva dimostrato che la balbuzie potesse essere indotta, ma a spese di bambini che ne avrebbero subito le ripercussioni per il resto della vita. L'Università dell'Iowa - dove è stato condotto lo studio - nel 2001, a distanza di tempo, ha presentato scuse formali verso gli operatori scientifici, opinione pubblica e i bambini sottoposti all'esperimento.
IL SANGUE DEI GIOVANI

Jeff Bezos ha recentemente investito sull'immortalità, ovvero in un'azienda che lavora sulla riprogrammazione biologica e sull'anti-invecchiamento. Prima di lui, in tanti hanno provato a ottenere la formula magica per evitare la morte e vivere per sempre. Nessun elisir di lunga vita, ma scienza vera che fornisce risultati concreti e tangibili. Attenzione, però, siamo ancora lontani dall'avere risposte, per adesso ci si continua a porre domande, sempre più tecniche e specifiche, questo sì.
In un passato recente, tuttavia, due gruppi di ricercatori statunitensi hanno condotto degli esperimenti in merito arrivando a dimostrare che esiste metodo per invertire il processo di invecchiamento. Anzi, che esiste un elemento naturale in grado di rivitalizzare un corpo anziano: il sangue. E non il sangue di chiunque, bensì quello dei ragazzi giovani, che sprizzano salute da ogni poro. In pratica, la trasfusione testata ha portato a un miglioramento delle prestazioni cognitive e un rafforzamento del tessuto muscolare. C'è un ma: la ricerca era condotta sui topi e non è ancora dato sapere se lo stesso processo di verificherebbe anche sugli esseri umani. Non resta che attendere.
L'ESPERIMENTO DEL TERRORE DI MILGRAM

Siamo all'inizio degli anni Sessanta Milgram si interrogò sul perché alcune persone siano in grado di compiere atti atroci solo perché abbiano ricevuto un ordine. Pensò ai nazisti, alle pene orribili inflitte e provò a mette in atto un esperimento che fosse incentrato sul carattere delle persone e sulle loro propensioni. Dunque avviò questo test coinvolgendo dei soggetti e promettendo loro una ricompensa: tra questi vi era un'autorità, qualcuno che avesse il potere di impartire ordini; altri erano comuni mortali che avevano il compito di ubbidirgli. Questi ultimi dovevano infliggere scosse elettriche su delle persone poste nella stanza accanto alla loro, ma in modo che potessero vederle.
Vedendo la sofferenza altrui, i soggetti che infliggevano la tortura potevano chiedere di smettere, ma per farlo dovevano chiederlo quattro volte - questo però non era dato saperlo -. Il dato inquietante è che il 65% di coloro che prendevano ordini non si fermò nonostante alcune "vittime" implorassero di smettere. Fu sorprendente per Milgram scoprire quanto incidesse l'autorità sulle persone comuni, quanto si sentissero in dovere di rispettare l'ordine impartito. Da brivido.
COME BATTE UN CUORE MORTO

I fan del medical drama statunitense Grey's Anatomy ricorderanno di un episodio in cui i medici riuscivano a far battere un cuore fuori dal corpo di un paziente. Fantascienza? No, progresso che per essere tale necessita di esperimenti e test anche cinici, dolorosi. Esattamente come nel caso della sperimentazione che andiamo a indagare. In California un equipe medica decise di tentare un trapianto dalle tinte dark: cinque babbuini sono stati aperti, è stato estratto loro un cuore perfettamente funzionante per sostituirlo con quello di babbuini deceduti, quindi con cuori morti. Un po' macabro, ma l'intento era chiaro.
Per un breve periodo l'esperimento ha funzionato, ma gli animali sono deceduti dopo circa un mese; le cause sono da ricercarsi nel rigetto e nel cattivo funzionamento dell'organo sostituito. Chiaramente, se si approfondisse lo studio, saremmo di fronte a una svolta incredibile nei trapianti. Forse la scienza medica ha compiuto un piccolo passo in avanti, ma i babbuini ci hanno rimesso la vita, rinunciando senza possibilità di scelta a un cuore correttamente funzionante. Ecco perché questo esperimento è stato ritenuto grottesco.
LA MEMORIA DEL CORVO

Gli uccelli sono animali straordinari, capaci di un'intelligenza che spesso, in quanto umani, sottovalutiamo. Come è noto, esistono uccelli in grado di parlare fluentemente, come se avessero un processo mnemonico simile al nostro, altri vantano un senso dell'orientamento e una capacità di adattamento fuori dal comune. Tre le specie di volatili più intelligenti esistenti in natura troviamo il corvo, ed è proprio su questi animali che hanno effettuato un esperimento a tratti interessante, a tratti agghiacciante.
Alcuni ricercatori di Seattle hanno provato a dimostrare quanto sia perfetta la memoria dei corvi e soprattutto si sono ritrovati a constatare che riconoscono e ricordano i volti umani molto meglio di quanto crediamo. I ricercatori hanno indossato delle maschere da cavernicoli per catturarli; per liberarli, poi, o per prendersi cura di loro hanno indossato un'altra maschera. In poco tempo, i corvi hanno registrato e associato le due maschere e lo hanno dimostrato attraverso i loro atteggiamenti: si sono posti con aggressività di fronte alla maschera da cavernicolo; sono stati mansueti quando i ricercatori indossavano l'altra maschera. La sintesi è: attenti ai corvi, si ricordano di voi!
L'ESPERIMENTO DELLA BAMBOLA

Il processo di crescita e sviluppo di un essere umano è da sempre uno degli oggetti di studio più affascinati. Questo riguarda la scienza, la medicina, la psicologia, la sociologia, la linguistica e così via. Nel caso specifico, ha riguardato lo psicologo Albert Bandura che aveva l'estrema convinzione che i bambini non potessero avere dei moti di aggressività solo per una questione genetica, ma che fossero frutto dell'imitazione. Dunque ha scelto di provare che i bambini imitano gli adulti, soprattutto negli atteggiamenti. Per questo ha dato vita all'esperimento Bambola Bobo.
I bambini che hanno partecipato al test erano divisi in tre gruppi: il primo è stato inserito in una stanza con un collaboratore di Bandura, il quale, nel corso della sessione, ha più volte colpito con un martello Bobo, un giocattolo gonfiabile. Nella seconda stanza, vi era un altro collaboratore che giocava con le costruzioni e ignorava Bobo; nella terza i bambini erano liberi. Successivamente, i tre gruppi si sono incontrati in un'unica grande stanza dei giochi e Bandura e i suoi hanno potuto accertare che i bambini della prima stanza sono risultati molto più irruenti e bellicosi, rispetto agli altri; la constatazione ha quindi confermato l'idea su cui si basava l'intero esperimento: i bambini imitano gli adulti.
DOV'E' LA PAURA?

Vi siete mai chiesti dove risieda la paura? Un gruppo di ricercatori americano lo ha fatto, partendo dal presupposto che non esistesse una sola porzione del cervello, conosciuta con il nome di amigdala, dove si originasse e manifestasse, ma che ne esistessero diverse. Per provarlo scientificamente hanno messo alla prova una donna che aveva importanti lesioni all'amigdala. Ma procediamo per gradi. L'obiettivo dei ricercatori era capire in quali altre parti del cervello si sviluppasse la paura, quali altri fossero i punti di origine. L'esperimento ha avuto luogo nel 2011: una donna si è sottoposta al test, inconsapevole di ciò che le sarebbe accaduto successivamente.
Misero in difficoltà il soggetto, che nel report dei ricercatori porta il nome di SM, o meglio le mostrarono immagini cruente, film dell'orrore, è entrata in contatto con vari rettili ed è stata portata in una casa infestata, ma niente, non ha reagito. Tuttavia, due anni dopo il primo esperimento, SM si è nuovamente sottoposta a un test: ha dovuto inalare dell'anidride carbonica, cosa che notoriamente porta ad avvertire un senso di mancanza totale del respiro; in questa circostanza la donna ha avuto una reazione inattesa: ha avuto un lungo e sofferto attacco di panico. Quindi pur avendo l'amigdala lesionata, SM ha provato paura, è entrata in contatto con il terrore; questo ha avvalorato la tesi dei ricercatori e li ha messi, dunque, sulla strada giusta.
I CANI RESUSCITATI

Da che se ne abbia memoria, tra le attitudini più spiccate negli esseri umani c'è quella di volersi equiparare a Dio. Un po' per curiosità, un po' perché a volte si è soggetti a deliri di onnipotenza, anche inconsciamente. L'esperimento che andiamo a raccontare, avvenuto nel 2005, è borderline: un gruppo di cagnolini è stato letteralmente ucciso per poi essere riportato in vita. Insomma, l'intento degli scienziati era sconfiggere la morte, una volta per tutte. E' andata così: i ricercatori dell'Università di Pittsburgh hanno indotto la morte clinica in un gruppo di cani, i quali sono stati lasciati per tre ore senza vita.
Nelle loro vene è stata iniettata della soluzione salina che ha interrotto ogni tipo di attività vitale. E' stato eliminato il sangue, e sono stati lasciati in stato di morte apparente. Dopo circa tre ore, i ricercatori hanno iniziato a ripompare il sangue nelle vene dei cani e li hanno sottoposti a elettroshock e a altre forme di stimolazione in modo che il corpo riprendesse a funzionare. Ebbene, i cani all'inizio si sono effettivamente ripresi, e pare non abbiano subito ripercussioni. Tuttavia, hanno adoperato un trattamento duro, li ha portati a vincere la morte? No, o meglio, non ancora.
