Curiosità
Covid 2 anni dopo, 7 cose da sapere
Sono circa 40mila in media i nuovi contagi da Covid in Italia in questi giorni. Un dato che tende a stabilizzarsi a due anni dalla diffusione in tutto il mondo della pandemia di Coronavirus. Lo scorso 5 marzo le vittime erano state 173, mentre qualche settimana fa erano molte di più. Sono 13 milioni circa gli italiani contagiati dal Covid dall’inizio della pandemia (su una popolazione di 60 milioni di abitanti). Gli attualmente positivi sono circa 1 milione. Gli italiani che hanno perso la vita a causa o per concausa del Covid sono oltre 155mila. I dimessi e i guariti sono circa 12 milioni.
Il Covid nei bambini
Sono quasi 400mila, in media, i tamponi molecolari e antigenici per il Coronavirus che ogni giorno si effettuano nel nostro Paese. Il tasso di positività è attorno al 10-11%. Sono circa 600 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, quelli ricoverati nei reparti ordinari sono circa 9mila. Si tratta di cifre nettamente più basse rispetto a quelle di qualche settimana fa. Sono stabili in Italia i casi di Covid-19 nei bambini in età scolare, complessivamente pari al 29% del totale dei casi nel Paese. Lo indica l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) nel suo Rapporto esteso su sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale, aggiornato al 2 marzo. L’analisi per fasce d’età indica che la più colpita è quella fra 5 e 11 anni, con il 43% dei casi. Seguono quelle fra 12 e 19 anni (38%) e sotto i 5 anni (19%).
Il Covid e il vaccino
I vaccinati con tre dosi hanno una protezione dalla forma grave di Covid-19 del 92% superiore rispetto ai non vaccinati. Lo indica l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) nel suo rapporto esteso su sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale aggiornato al 2 marzo. Il Rapporto rileva inoltre che, rispetto ai non vaccinati, la protezione dalla malattia grave è dell’85% nei vaccinati con il ciclo completo (due dosi) da meno di 90 giorni. E dell’88% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, e dell’82% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni.
Il Green Pass non servirà più?
Per l’addio al Green Pass dopo il 31 marzo “penso che dobbiamo valutare passo dopo passo“. Lo ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza, a margine di un’iniziativa a Firenze, il 5 marzo. “Proseguirà il confronto tra di noi – ha aggiunto – nel Governo, e fra Governo e Parlamento” ha detto Speranza. “Valuteremo la strada migliore: il percorso è ancora, per quanto mi riguarda, un percorso di fiducia che guarda a una fase nuova, ma di gradualità. Perché questo è il metodo che ci siamo dati, e finora ha portato a risultati che credo siano sotto gli occhi di tutti“.
Lo stato d’emergenza finirà?
“L’impegno del Governo è quello di superare lo stato d’emergenza” ha detto ancora Speranza. Ma “superare lo stato d’emergenza non significa d’un tratto magicamente essere fuori da ogni vincolo. Perché il Covid continua ad essere una sfida con cui fare i conti“. “Noi siamo molto più forti rispetto al passato – ha proseguito il ministro della Salute – perché abbiamo fatto una bellissima campagna di vaccinazione. Avere oltre il 91% di persone che ci hanno seguito in questa campagna di vaccinazione mette il nostro Paese in condizioni molto diverse rispetto al passato e noi stiamo piegando questa curva di Omicron grazie ai vaccini, senza chiusure generalizzate“. Speranza ha osservato inoltre che i dati “segnalano una discesa costante nelle ultime settimane: venivamo da numeri altissimi, siamo stati a quasi 2mila casi ogni 100mila abitanti. Gli ultimi dati, annunciati ieri dall’Istituto Superiore di Sanità, ci parlano di un dato di poco superiore a 400, quindi c’è stata una discesa molto significativa ma dobbiamo continuare con questo percorso“.
Gennaio, il mese peggiore
A fronte di questi dati, il mese del gennaio scorso è stato quello peggiore degli ultimi due anni, ovvero di tutto il periodo della pandemia di Covid fino a oggi. Con quasi metà dei contagi totali registrati in Italia. Il rapporto Iss-Istat rivela che, a causa di Omicron, il 42% di casi degli ultimi due anni si è registrato nei primi 30 giorni del 2022. Come si spiega? Probabilmente a causa dell’impatto della variante Omicron, molto più contagiosa delle precedenti. Nel nostro Paese i contagiati da Omicron sono stati 4,5 milioni di casi nel solo mese di gennaio 2022, a fronte dei 13 milioni di contagiati in totale (da inizio pandemia). E ciò in presenza di un’ampia vaccinazione di massa.
Ansia e depressione da Covid
Solo nel primo anno della pandemia di Covid-19 è aumentata del +25% la prevalenza globale di ansia e depressione, secondo un rapporto pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Un boom di disturbi, cresciuti dunque di un quarto, che rappresenta però “soltanto la punta dell’iceberg“, avverte il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. A parte le segnalazioni ufficiali preoccupa infatti il sommerso, ma già le informazioni disponibili devono suonare come “un campanello d’allarme per tutti i Paesi – esorta Ghebreyesus – a dedicare maggiori attenzioni alla salute mentale e a migliorare gli interventi” per proteggerla e promuoverla.
La guerra in Ucraina e il Covid
Da punto di vista sanitario, sostengono alcuni esperti, la guerra in Ucraina potrebbe rappresentare l”innesco’ di una nuova e imprevedibile fase epidemica di Covid-19 in quel paese. Con rischi anche per il resto dell’Europa. Ne ha parlato, in un’intervista all’agenzia Ansa, l’epidemiologo Cesare Cislaghi. Secondo Cislaghi, infatti, pur non rappresentando questo aspetto “la priorità, considerata la tragedia che il popolo ucraino sta vivendo”, il conflitto in corso potrebbe “rappresentare anche una ‘miccia’ per una nuova ed imprevedibile fase epidemica di Covid-19 in quel Paese. Con rischi anche per il resto dell’Europa”. E con la possibilità che la “ripresa dei contagi possa essere innescarsi proprio a causa della vita militare e tra i soldati“, ha spiegato ancora. Sicuramente, ha rilevato ulteriormente l’esperto, “la promiscuità della vita militare favorisce i contagi di una pandemia che si trasmette attraverso le vie respiratorie”. Per quanto riguarda i profughi, che sono ormai circa 1,5 milioni, i paesi d’accoglienza – dalla Polonia alla Romania, e dalla Moldavia alla stessa Italia – stanno predisponendo facilitazioni per offrire il vaccino a coloro che arrivano in fuga dalla guerra e non hanno ancora ricevuto dosi.