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Tutto su elezioni e referendum
Nei giorni scorsi il Governo ha reso ufficiale la data delle elezioni amministrative, comunali e regionali, durante questa primavera: 12 giugno il primo turno, 26 giugno l’eventuale secondo turno di ballottaggio. Al tempo stesso il Consiglio dei ministri ha reso nota anche la data dei referendum sulla giustizia che la Consulta, da poco presieduta dall’ex premier e giudice costituzionale Giuliano Amato, ha stabilito circa i 5 quesiti di tipo abrogativo su cui gli italiani sono chiamati a esprimere un sì o un no. Si tratta, anche nel caso dei referendum abrogativi, di domenica 12 giugno. Avremo quindi un election day: tornata unica sia per il voto amministrativo che per quello referendario.
I capoluoghi di regione al voto
Sono quasi mille i comuni alle elezioni in tutta Italia, di cui vari sono capoluoghi di provincia e 4 quelli di Regione. Questi ultimi sono Genova, Palermo, L’Aquila e Catanzaro. Le coalizioni sono alle prese con la scelta dei candidati. Regge quasi ovunque l’intesa tra PD e M5S, mentre Lega, FdI e FI pagano le lacerazioni interne a Centrodestra dopo la spaccatura sul settennato bis di Sergio Mattarella al Quirinale. Le elezioni comunali 2022 si terranno dunque il 12 giugno nelle regioni a statuto ordinario e in Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia. Per il turno di ballottaggio si tornerà a votare il 26 giugno. Fissata invece al 15 maggio la data delle elezioni nei comuni della Valle d’Aosta e al 29 maggio in quelli del Trentino-Alto Adige.
Elezioni, quali comuni
Complessivamente, considerando tutte le regioni, le elezioni coinvolgeranno 982 comuni, di cui 758 appartenenti a regioni a statuto ordinario e 224 a regioni a statuto speciale. Alle urne 26 comuni capoluogo di provincia. Si tratta di Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Catanzaro, Como, Cuneo, Frosinone, Genova, Gorizia. Ma anche L’Aquila, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Palermo, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona e Viterbo.
Quattro di essi, come detto nel paragrafo precedente, sono anche capoluoghi di regione. Si tratta appunto di Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo. Superano i 100mila abitanti alcune delle città i cui cittadini potranno eleggere il sindaco il prossimo 12 giugno. Si tratta di Genova, Messina, Monza, Padova, Palermo, Parma, Piacenza, Taranto e Verona. Il comune più piccolo alle elezioni è Blello (BG), che conta solo 75 abitanti al 31 dicembre 2020, data dell’ultimo bilancio demografico annuale Istat. Per i comuni al voto si considera la popolazione legale risultante dal Censimento 2011. La popolazione legale determina la modalità di voto (turno unico o con turno di ballottaggio) e il numero di consiglieri e assessori degli organi istituzionali.
Candidati a insaputa dei padri
Fra le candidature per un posto di consigliere comunale, alle elezioni amministrative del 12 giugno, non mancano personaggi noti. O meglio, in alcuni casi, figli di professionisti ben conosciuti dalla diffusione della pandemia di Covid in avanti. Come Eugenio Crisanti, figlio del virologo Andrea Crisanti. “L’ho saputo dai rappresentanti di lista” che Eugenio si era candidato, ha detto nei giorni scorsi Andrea Crisanti. Suo figlio corre infatti con una lista civica a Padova, alle elezioni amministrative 2022. Ma il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università padovana dice di aver scoperto da pochissimo i dettagli di questa scelta.
Lo ha spiegato a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora: “La sua lista appoggia il sindaco, io non sapevo nulla, Giulio Eugenio non mi aveva detto nulla“. Ha fatto bene a candidarsi? “Quello che posso dire – ha replicato Crisanti – è che con lui la lista si arricchisce di una persona di grande qualità e rigore morale“. Il virologo e celebre volto televisivo ha raccontato poi che “nel pieno della pandemia, il Pd e M5S mi hanno chiesto di candidarmi a Verona Nord per il Collegio suppletivo, a settembre 2020. Ci ho pensato un attimo, ma ho detto no. Sapevo che la pandemia poteva tornare e volevo fare il mio lavoro“.
Referendum, non solo elezioni
I 5 quesiti sulla giustizia che la Corte costituzionale ha ritenuto ammissibili, lo scorso febbraio – bocciati quelli su eutanasia, cannabis e responsabilità civile dei magistrati – saranno oggetto della tornata referendaria del 12 giugno. La stessa delle elezioni amministrative. Gli italiani potranno votare referendum abrogativi. Votando sì per raggiungere l’obiettivo dei quesiti; no per lasciare le cose come stanno. I quesiti riguardano la riforma del Csm e l’abolizione della legge Severino. Ma anche i limiti agli abusi della custodia cautelare (carcerazione preventiva); la separazione delle funzioni dei magistrati; la loro equa valutazione.
Riforma Csm e legge Severino
Il quesito sulla riforma del Csm è teso a evitare che i magistrati che si candidano a diventare membri dell’organismo di autogoverno della magistratura siano espressione di correnti e cordate, a detrimento del valore professionale e umano della persona. Nel giorno delle elezioni si voterà anche sulla legge Severino. I proponenti il referendum intendono abolirla. Ciò al fine di eliminare l’automatismo della decadenza dalla carica pubblica di parlamentari, rappresentanti di governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali condannati. L’obiettivo è di restituire ai giudici la facoltà di stabilire se applicare o meno l’interdizione dai pubblici uffici. Troppo spesso, sostengono i promotori del quesito, si assiste a vuoti nelle cariche pubbliche per condanne subite da amministratori che poi risultano assolti in un secondo momento dal giudice. Sulla stessa lunghezza d’onda il referendum contro gli abusi della custodia cautelare. “Ogni anno migliaia di innocenti vengono privati della libertà senza che abbiano commesso alcun reato e prima di una sentenza anche non definitiva” spiega il Comitato promotore sul sito Referendum giustizia giusta. L’obiettivo del referendum è di fare in modo che “finiscano in carcere prima di poter avere un processo soltanto gli accusati di reati gravi.”
Referendum separazione carriere
Circa la separazione delle funzioni dei magistrati, il referendum intende abolire la situazione attuale, per cui un pubblico ministero può passare a fare il giudice e viceversa. L’obiettivo è garantire l’imparzialità del giudice e la trasparenza dei ruoli. Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Infine l’equa valutazione. Con il referendum i promotori intendono estendere la possibilità di valutazione dei magistrati anche ai rappresentanti dell’Università e dell’Avvocatura dei Consigli giudiziari. Non solo, come avviene adesso, ai rappresentanti dei magistrati stessi.