Curiosità
Roma sanguinosa: 10 imperatori morti tragicamente
Uno degli imperi più longevi della storia, l'Impero Romano, ha visto succedersi 106 imperatori, se si tiene conto anche degli usurpatori che hanno regnato per breve tempo. Ma nei cinquecento anni di regno, gli uomini che si sono seduti sul trono imperiale sono noti anche per le loro morti; pochi, infatti, gli imperatori romani che hanno chiuso per sempre i loro occhi serenamente, venuti a mancare per morte naturale o malattia. La maggior parte dei regnanti, di contro, è ricordata per fini atroci, tragiche, sanguinose e crudeli. Vittime di tradimenti, anche dei più inaspettati, colpiti alle spalle o assaliti in gruppo. Così, tanti dei grandi busti che oggi popolano la Via dei Fori imperiali, i Musei Capitolini e i luoghi di arte e storia romana, hanno visto concludersi la loro vita.
Vittime di rivolte militari o tradimenti familiari, aggrediti per la loro crudeltà o per l'uso smodato del potere; ma spesso uccisi solo per gelosia o perché contrari alla loro posizione. L'Impero Romano, che ufficialmente ebbe inizio con Ottaviano Augusto nel 27 a.C., vide crollare la parte occidentale nel 476 d.C.; tuttavia la parte orientale, l'Impero Bizantino, durerà fino alla conquista turca del 1453. Cinquecento anni e 106 imperatori, se teniamo conto di Salonino (l'usurpatore che regno per 30 giorni nel 259) e Caio Giulio Cesare, come suggerisce lo storico latino Svetonio.
106 imperatori per cinquecento anni di Impero
Dei ben 106 imperatori romani, circa il settanta per cento morì di morte violenta; raramente uccisi in guerra e, a volte, suicidatisi. Il maggior numero di imperatori si contano nel III secolo (con più di 30 regnanti), mentre il numero minimo è nel II secolo (cinque imperatori 'ufficiali' e quattro brevissimi regni di usurpatori). Non si può dire che l'Impero Romano non sia caratterizzato per i fiumi di sangue che, spesso, film, rappresentazioni teatrali, racconti storiografici ci descrivono; tante delle storie, che oggi sembrano quasi leggende, hanno contorni davvero turbolenti e crudi.
L'unica consolazione, (se così vogliamo definirla) per gli imperatori morti tragicamente, era il fatto che dopo la morte si venisse divinizzati. Così come rimarcò Vespasiano, prima di esalare il suo ultimo respiro: "Ah! Mi sa che sto per diventare un dio". Tuttavia, tanti i casi raccapriccianti, di cui di seguito vogliamo farvi un piccolo resoconto, attraverso alcune delle fini più emblematiche. Da Giulio Cesare, il primo morto ammazzato; a seguire gli imperatori della dinastia giulio-claudia di cui quattro imperatori su cinque perirono violentemente. Poi gli omicidi delle dinastie dei Flavi e degli Antonini: Domiziano e Commodo. E gli imperatori Severi, tra cui ricordiamo Publio Settimio Geta, morto il 26 dicembre del 211 d.C.. Quest'ultimo massacrato tra le braccia di sua madre per ordine del fratello maggiore.
La morte di Giulio Cesare
Forse perché il primo, forse perché reso celebre dalla frase pronunciata prima di spirare, impossibile non menzionare la fine violenta di Giulio Cesare. Primo degli imperatori romani, è seduto nella Curia del Teatro di Pompeo, (che oggi conosciamo come Largo Argentina), dove all'epoca si riuniva il senato, quando fu assassinato dopo essere assalito da un gruppo di rivoltosi. Afferrato di spalle e per la toga da Cimbro Tillio, a sferrare il primo colpo di pugnale alla gola di Giulio Cesare è Gaio Casca; l'imperatore, reagendo, si alza in piedi e ferisce al braccio il suo assalitore. A quel punto i senatori fuggono spaventati e gli assalitori circondano Giulio Cesare che rinuncia a difendersi; si avvolge nella toga nel vano tentativo di proteggersi e scivola, colpito da 23 pugnalate, sotto la statua di Pompeo. Un'immensa dignità quella descritta dagli storici che riferiscono un unico lamento da parte dell'imperatore morente; poi quella celebre frase rivolta a Marco Bruto: "Tu quoque, Brute, fili mi! (Anche tu Bruto, figlio mio!)", dopo essere stato colpito dall'ennesima pugnalata mortale. La storia riferisce che, alla fine, tutti i tirannicidi troveranno una morte violenta, o suicidi o vittime di omicidi, magari con lo stesso pugnale usato per ferire Giulio Cesare.