Curiosità
Notre Dame, 7 cose da sapere
A tre anni dall’incendio che ha scosso la Francia e l’Europa, la cattedrale di Notre Dame de Paris sta ritrovando progressivamente la sua bellezza originaria. Ciò grazie all’impegno quotidiano di un esercito di artigiani al lavoro per ricostruirla. Ma anche per ripulirla e bonificarla dalle polveri di piombo sprigionatesi dall’immenso rogo che il 15 aprile 2019 ha rischiato seriamente di distruggerla. “La pulizia interna delle volte, delle mura e del pavimento“, che dovrebbe terminare tra poco, come anche la preparazione delle volte in vista della loro completa ricostruzione, “hanno restituito alla cattedrale il suo candore originale“. Lo affermano i responsabili del vasto cantiere, a cui contribuiranno – soprattutto per quanto riguarda il recupero dei dipinti – anche un gruppo di restauratrici italiane. Prima dell’incendio, la cattedrale di Notre Dame, simbolo di Parigi, accoglieva ogni anno 12 milioni di visitatori, 2.400 funzioni religiose e 150 concerti. Il cantiere può contare su uno slancio di solidarietà senza precedenti, con donazioni pubbliche e private per 844 milioni di euro giunti da 150 paesi di ogni parte del mondo. L’obiettivo è riaprire la cattedrale al pubblico nel 2024, anno dei Giochi Olimpici di Parigi.
Perché è scoppiato il rogo?
Le cause dell’incendio del 2019 restano ancora incerte, ma gli inquirenti continuano a propendere per lo scenario di un’imprudenza piuttosto che quello di un atto doloso. In sostanza: un incidente e una concomitanza di circostanze negative. Nel giugno 2019, al termine dell’inchiesta preliminare, il procuratore di Parigi Rémy Heitz disse di favorire l’ipotesi di un incidente, evocando una sigaretta spenta male o un guasto elettrico. Una fonte vicina al dossier citata dall’agenzia France Presse dice che le cause sono “al 99% accidentali“.
Il film di Annaud
E adesso, mentre a La Défense, alle porte di Parigi, è possibile effettuare una visita ‘virtuale’ – con tecnologie 3D – della cattedrale, al cinema è uscito Notre-Dame in fiamme di Jean-Jaques Annaud. Un film documentato come un’inchiesta giornalistica ma girato al ritmo di un thriller, ricostruzione minuziosa del drammatico incendio di tre anni fa. A 78 anni, il regista de Il nome della rosa e Sette anni in Tibet ha girato una pellicola avvincente anche sotto il profilo della ricostruzione dei protagonisti del salvataggio di uno dei monumenti più celebri del mondo. Le quindici ore in cui il gioiello gotico stava per scomparire appaiono in tutta la loro epica. Il regista ha incontrato testimoni, si è letto i documenti dell’indagine, e ha passato del tempo con i pompieri che hanno eroicamente combattuto le fiamme.
Macron a Notre Dame
Il 15 aprile 2022 il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha visitato il gigantesco cantiere intorno alla cattedrale. L’obiettivo, ha ribadito, è poter restituire ai fedeli e ai turisti Notre Dame per il 2024, in tempo per l’inaugurazione dei Giochi Olimpici. La prima fase dei lavori è iniziata qualche settimana dopo l’incendio – tre anni fa – con la messa in sicurezza dell’edificio e la cinta dei contrafforti. Ma anche con l’operazione di smontaggio delle impalcature che circondavano la guglia ottocentesca, crollata a causa dell’incendio.
Rimozione delle macerie
Poi si è provveduto alla rimozione delle macerie, e alla decontaminazione di 450 tonnellate di piombo parzialmente vaporizzate nell’atmosfera. Questa prima fase, ricorda Anais Ginori su Repubblica, è costata oltre 151 milioni di euro. È durata quasi due anni, con ritardi e diversi momenti di blocco del cantiere. Non si deve dimenticare, infatti, che nel 2020 è scoppiata la pandemia di Covid, Inoltre il piombo vaporizzato, sprigionando sostanze tossiche nell’aria metteva in pericolo il lavoro degli operai.
Gli organi di Notre Dame
Ormai pressoché completo è invece il lavoro di pulizia interna della cattedrale, sulle volte, le mura e il pavimento, che dovrebbe terminare tra poco, come anche la preparazione delle volte in vista della loro completa ricostruzione. Il grande organo, il più grande di Francia, risalente al 1733, sopravvissuto al fuoco ma coperto di polvere di piombo è ora in fase di pulizia. Così come le vetrate e i grandi dipinti del Settecento e Ottocento. Diverse statue degli apostoli che erano sulla facciata, già restaurate, si trovano alla Cité de l’Architecture et du Patrimoine di Parigi. Nel futuro prossimo gli esperti le riposizioneranno nuovamente sulla cattedrale.
Si rifarà anche la guglia
Un’altra fase chiave del progetto è appena cominciata. Occorre effettuare l’estrazione delle pietre per le volte di Notre Dame distrutte o danneggiate. Le pietre di tipo calcareo saranno estratte nella regione a nordest di Parigi per un totale di circa mille metri cubi. La ricostruzione della struttura medievale della navata e del coro e della guglia di Viollet-le-Duc, con la sua solida struttura di quercia, non inizierà fino alla primavera del 2023. Un migliaio di querce provenienti da foreste pubbliche e private sono già state segate in preparazione. Quando torneranno a poter poter visitare all’interno la cattedrale di Notre Dame, nel 2024 se tutto procederà come deve, i turisti e i fedeli entreranno dalla grande porta centrale. Non potranno invece fare ingresso dalle porte laterali. Seguiranno un percorso centrale dalla navata al coro.
Il sarcofago di Notre Dame
Nel corso dei lavori di ricostruzione la cattedrale parigina, costruita a partire dal 1160, ha svelato nuove meraviglie archeologiche. L’incendio del 2019 ha provocato il collasso delle guglie del tetto e, nel posizionare le impalcature nella navata, è emerso da sotto il pavimento un sarcofago in piombo perfettamente conservato. La notizia è recente: dello scorso mese di marzo. Non solo. Gli archeologi hanno rinvenuto diversi luoghi di sepoltura, assieme a delle sculture. I ritrovamenti risalirebbero a un’epoca che si può classificare fra il 13° secolo e, al più tardi, il 14° secolo. Si ipotizza che il sarcofago contenga la salma di un alto dignitario francese. Ciò appare verosimile per le caratteristiche e la fattura del sepolcro. “Siamo stati in grado di inviare una piccola fotocamera all’interno” ha dichiarato Christophe Besnier dell’Istituto Archeologico Nazionale francese. “Mostrava resti di stoffa, materia organica come capelli, ma anche resti di piante. Il fatto che questi resti siano lì indica che il contenuto è stato preservato nel migliore dei modi”.