A 13 anni dal terremoto dell’Aquila, di cui lo scorso 9 aprile si è ricordato il 13° anniversario, si registrano novità sul fronte post sisma. Il commissario straordinario alla ricostruzione, Giovanni Legnini, ha fatto il punto con i sindaci dei comuni più colpiti. Non solo in Abruzzo ma in tutto il Centro Italia, con riferimento al sisma del 2016. L’obiettivo era definire un cronoprogramma puntuale per la ricostruzione pubblica e privata, ancora lungi dall’essersi completata. E che ora “comincia a produrre risultati concreti“. Lo scrive sulla propria pagina Facebook la Struttura commissariale. “Si registrano passi avanti importanti soprattutto ad Amatrice ed Accumoli, letteralmente distrutte dal terremoto di cinque anni fa“. Ad Accumoli in particolare, dove il 5 aprile si è svolta un’assemblea pubblica con i cittadini, il sindaco, il commissario, la Regione e l’Usr Lazio, “si stanno finalmente sciogliendo gli ultimi dubbi sulla delocalizzazione di numerosi edifici da ricostruire. Sia nel capoluogo che nelle frazioni“.

Terremoto ad Accumoli e Amatrice
Tutti i proprietari della frazione San Giovanni, che dovrà essere interamente delocalizzata per problemi di stabilità dei terreni, hanno concordato e proposto al Comune una nuova area dove ricostruire gli edifici. Anche le aree di “atterraggio” di alcuni edifici della frazione di Tino e della parte bassa di Accumoli capoluogo sono in via di definizione. Entro aprile il Consiglio comunale di Accumoli, che ha appena approvato anche il piano per la rimozione delle macerie, dovrà formalizzare queste scelte. E “subito dopo si aggiornerà il Programma straordinario di ricostruzione. Lo approverà l’Ufficio speciale della ricostruzione del Lazio“. “Progressi si registrano – sottolinea la Struttura commissariale – anche ad Amatrice dove la difficoltà maggiore, almeno per la ricostruzione del centro storico, è proprio quella di rilevare i confini esatti delle vecchie abitazioni. Fare questo è indispensabile per i progetti di ricostruzione“. Il terremoto aveva raso al suolo il centro storico di Amatrice, oggi completamente sgombro dalle macerie.

Pietre per la Basilica di Norcia
Duemila pietre per ricostruire la Basilica di San Benedetto a Norcia, in Umbria, sono invece quelle che gli esperti hanno finora recuperato e catalogato. Paolo Iannelli, soprintendente del ministero dei Beni culturali per il Centro Italia terremotato, l’ha chiamato “il cantiere delle pietre vive“. “Pietre – spiega all’Ansa – che sono la linfa che permetterà di ricostruire la casa di San Benedetto con tutti i suoi valori identitari“. “Toccarle o passeggiare tra i bancali dove si trovano adesso è una autentica emozione. Si percepisce la storia e danno il senso della stratigrafia che nei secoli c’è stata in questa Basilica“, aggiunge il soprintendente. A occuparsi della selezione e della catalogazione delle pietre dentro il cantiere Eni, che sostiene il recupero, è Emanuela D’Abbraccio. Si tratta di una restauratrice di Norcia, tra le massime esperte della Basilica, di cui si era presa cura anche prima del sisma. “Svolgo un lavoro affascinante e complesso – racconta – perché sono migliaia le pietre recuperate dopo il crollo. E a tutte occorre dare un ‘nome’ così da ricollocarle nella loro sede originaria anche grazie alla documentazione del passato. Se conosco queste pietre una ad una? Forse sì, anche perché dentro la Basilica di fatto ci sono cresciuta essendo di Norcia“.

Il percorso della ricostruzione
Intanto, da alcune settimane una grande gru è presente nell’area del cantiere della stessa Basilica. “La gru – spiega il soprintendente Iannelli – è intesa come momento con cui si avvia la ricostruzione materiale, ci dà il senso che quello che è stato fatto in questi anni verrà finalmente ricollocato“. Il soprintendente alle aree del terremoto spiega che in questi oltre cinque anni (tanti sono trascorsi dal sisma) “si è sempre lavorato in funzione della ricostruzione della Basilica, iniziando proprio dall’andare a recuperare le pietre importanti crollate. E scartare quei materiali che invece sarebbero dovuti essere rimossi anche in condizioni ordinarie. È stato un percorso non semplice, ma finalmente la ricostruzione è in corso e questo sarà l’anno in cui anche quella pubblica muoverà passi importanti“.

Terremoto dell’Aquila
Lo scorso 13 aprile, invece, L’Aquila si è stretta nel ricordo delle vittime del terremoto di 13 anni fa. Alle 3:32 del mattino del 6 aprile 2009 una scossa sismica di magnitudo 6.3 uccise 309 persone provocando danni enormi alla città e a molti paesi vicini. Il capoluogo d’Abruzzo, il suo territorio, e quello di altri 56 comuni ne uscirono devastati. Nella notte si è ripetuta la tradizionale fiaccolata in memoria delle 309 vittime, dopo lo stop durato due anni a causa delle misure anti Covid. Sono stati circa 2mila i partecipanti al corteo, giunto al Parco della Memoria, a piazzale Paoli, inaugurato lo scorso anno, fra le polemiche, alla presenza del premier Mario Draghi. Lì il “braciere della memoria“, omaggiato dalla presenza di un alpino, un agente di polizia, un carabiniere, un finanziere e un agente di polizia municipale. Ad accenderlo, un’atleta della Nazionale ciclisti dell’Ucraina, Valeria Kononenko, insieme a un vigile del fuoco (entrambi nella foto in primo piano). Quest’anno, infatti, nell’anniversario del terremoto, si volevano idealmente ricordare tutte le vittime del Covid e delle guerre nel mondo.

Terremoto 2009, il ricordo
Come negli altri anniversari del terremoto si è ripetuta la lettura dei 309 nomi delle persone morte a causa del sisma. Nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, in Piazza Duomo, il cardinale arcivescovo, Giuseppe Petrocchi, ha celebrato la messa, prima di una veglia di preghiera. Il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha pronunciato un breve discorso per rappresentare il sentimento della popolazione. Un maxischermo ha consentito ai cittadini di assistere alla fiaccolata e alla funzione religiosa, mentre un fascio di luce azzurra, simbolo di speranza, è stato proiettato verso il cielo. Alle 3.32, l’ora della scossa di terremoto, ci sono stati i 309 rintocchi dal campanile della chiesa. Per tutta la giornata di oggi, 6 aprile, è stato proclamato il lutto cittadino con l’esposizione a mezz’asta, e listate a lutto, delle bandiere sugli edifici pubblici. Al mattino di oggi 6 aprile si è tenuto un momento di raccoglimento davanti la Casa dello studente; al Parco della Memoria si è svolto un “open mic“: momento di riflessione aperto a tutti e promosso dal Comitato dei Familiari. “Invito tutta la cittadinanza – ha sottolineato il sindaco Pierluigi Biondi – a indossare in questi giorni il Fiore della Memoria“. Si tratta della spilla celebrativa ideata dal Comune dell’Aquila che raffigura un fiore di zafferano, un croco, simbolo identitario del territorio. “Per ricordare con speranza le vittime del sisma, del Covid e di tutte le guerre“.
A che punto è la città dopo 13 anni
Dopo 13 anni dal terremoto L’Aquila aspetta ancora il completamento della ricostruzione. Quella dell’Aquila è, di fatto, una ricostruzione a più velocità. Come ha spiegato lo scorso anno sul sito del Fatto Quotidiano la ricercatrice aquilana Giulia Cimini, esiste la ricostruzione dei cantieri privati di case e palazzi, conclusa all‘85% dopo 12 anni. Il suo completamento è in teoria previsto entro il 2023. C’è poi la ricostruzione degli edifici pubblici che ha proceduto molto più lentamente ed è a poco più del 50% (dati sempre relativi al 2021). I progetti della ricostruzione, inoltre, favoriscono la città rispetto al cosiddetto ‘cratere‘. Ossia i borghi e le frazioni che le ruotano intorno, ugualmente colpiti, se non di più, dal terremoto. Si ricorderà il caso della piccola frazione di Onna, rasa quasi completamente al suolo, che fu visitata personalmente dall’allora cancelliere tedesca, Angela Merkel.