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Curiosità

Ucraina, 7 fatti un mese dopo

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Dopo oltre un mese dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la cosiddetta “operazione militare speciale” di Mosca per “smilitarizzare” e “denazificareKiev appare per quello che è. Una guerra spaventosa, di cui non si intravede la fine. Di cui invece si rischia di vedere una cronicizzazione, un’allargamento e un’intensificazione che prelude all’uso di armi nucleari.

Possibile una guerra nucleare

Il 25 marzo, dalla Polonia, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha affermato che “la posta in gioco” nell’aggressione della Russia non è solo la difesa dell’Ucrainama la democrazia nel mondo“. E ha aggiunto che esiste la possibilità di un uso in “circostanze estreme” delle armi nucleari. Ovvero come deterrente per le armi convenzionali, biologiche, chimiche e forse per i cyberattacchi. Affermazioni che appaiono speculari – se non addirittura più gravi – di quelle di parte russa. Nei giorni scorsi, infatti, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha chiarito in un’intervista alla Cnn che Mosca non intende usare armi atomiche. “A meno che non sia minacciata nella sua esistenza” ha chiosato.

Il presidente Usa, Joe Biden

Il Papa e l’Ucraina

L’escalation verbale dall’una e dall’altra parte sul fatto che si comincia a ipotizzare in concreto un eventuale ricorso alle armi nucleari in Ucraina è avvenuta nelle stesse ore in cui il Papa ha espresso una serie di dichiarazioni a nostro avviso storiche, sebbene in linea con quanto nel secolo scorso i pontefici hanno affermato contro la guerra. Francesco, capo spirituale della cristianità, in cui si riconoscono circa un miliardo di esseri umani, ma la cui influenza sulle coscienze va oltre la professione di appartenenza alla fede cattolica, ha fin dall’inizio della guerra, lo scorso 24 febbraio, ripetutamente stigmatizzato “l’aggressione all’Ucraina” da parte della Russia. Quindi ha invitato alla “preghiera per la pace” e ha posto al centro della sua riflessione le vittime ucraine del conflitto, senza escludere “i soldati russi“.

Papa Francesco

Il pericolo del riarmo

Ma il 24 marzo, a un mese esatto dallo scoppio delle ostilità, la sua voce di ‘coscienza religiosa e civile del mondo’ ha toccato un punto di svolta. Il Pontefice ha infatti detto di essersi “vergognato” per la “pazzia” della scelta da parte dei paesi NATO di aumentare al 2% del Pil le spese militari nei prossimi anni. Francesco lo ha detto nel corso di un’udienza privata nello stesso giorno in cui a Bruxelles si riunivano i 30 della NATO e i 27 della Ue. E il giorno dopo che il premier italiano Draghi ha chiarito la questione in Parlamento. Draghi ha sottolineato come tale aumento delle spese militari NATO, ovviamente anche dell’Italia, è un impegno sorto formalmente fin dal 2014. Significa che sono 8 anni – dall’anno in cui scoppiò l’insurrezione popolare del Maidan contro il governo filorusso di Kiev, e in cui la Russia di Putin compì l’annessione della Crimea – che si pianifica un riarmo dell’Occidente. Potremmo aggiungere che negli ultimi 15 anni le tensioni con la Russia sottoposta a sanzioni di un Putin sempre più autocrate sono cresciute sottotraccia costantemente. Alle parole del Papa de 24 marzo sono seguite quelle del 25 marzo, nella preghiera di consacrazione al cuore immacolato di Maria” del “popolo ucraino e del popolo russo“.

La guerra in Ucraina è in atto dal 24 febbraio

No al dominio, sì alla cura

Francesco ha affermato come ormai sia “evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione. Ma solo da una cultura della cura: cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune“. “Guerre regionali non sono mai mancate, per questo io ho detto che eravamo nella ‘terza guerra mondiale a pezzetti‘, un po’ dappertutto. Fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo interoMa il problema di base è lo stesso. Si continua a governare il mondo come uno ‘scacchiere‘, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri“. Occorre quindi, per Bergoglio, un modo diverso di governare il mondo, ormai globalizzato, e di impostare le relazioni internazionali. “Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio – ha concluso il Pontefice – ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare“.

L’Italia garante dell’Ucraina?

Ed è in questo contesto di aggravamento del conflitto in Ucraina, parte, secondo la definizione del Papa, di una guerra mondiali a pezzi già in atto da anni, che l’Italia potrebbe arrivare a svolgere un ruolo significativo. Non da sola ma assieme ai grandi del mondo. Potrebbe infatti esserci anche il nostro Paese fra quelli garanti della sicurezza di Kiev a guerra finita. Lo ha detto in un’intervista con i media georgiani Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky. “I membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite devono essere i garanti della nostra sicurezza” ha dichiarato. “Vorremmo aggiungere anche la Turchia, la Germania, il Canada, Israele“. E ci sono “anche informazioni di un interesse dell’Italia a unirsi a questo processo“, ha scritto Yermak su Telegram, secondo quanto riporta l’Ukrainska Pravda.

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi

Cosa succede ora in Ucraina

Nel frattempo, però, senza che alcun negoziato stia approdando a risultati sostanziali, la guerra non si ferma. Il primo obiettivo per le forze russe in Ucraina è ora il controllo dell‘intera regione del Donbass, ha detto il ministero della Difesa di Mosca. Sembra che la Russia voglia concludere la guerra entro il 9 maggio: il giorno in cui Mosca festeggia la vittoria dell’Unione sovietica nella Seconda Guerra Mondiale. Secondo il Guardian, Kiev afferma che le forze russe hanno creato un parziale corridoio terrestre verso la Crimea dal territorio della regione di Donetsk. Non si ferma neppure l’assedio di Mariupol, la città portuale sul mare d’Azov. Si temono circa 300 civili morti nell’attacco russo al teatro cittadino, il 16 marzo scorso. La Francia ha annunciato un’operazione umanitaria di evacuazione della popolazione, insieme a Turchia e Grecia, nella città ormai spettrale. Il 25 marzo l’esercito russo avrebbe bombardato un policlinico a Kharkiv, nel distretto di Osnovyansky: sarebbero morte 4 persone. Mentre sale a 135 il numero dei bambini morti in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa, secondo l’ufficio della Procura ucraina in un aggiornamento condiviso dal Parlamento di Kiev.

India e Cina chiedono tregua immediata

Una novità arriva dall’India e dalla Cina. Le due potenze asiatiche vogliono un cessate il fuoco immediato in Ucraina. Lo ha detto il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar dopo un colloquio con l’omologo cinese Wang Yi. La Cina ha respinto “con forza” accuse e “sospetti infondati” e “ogni tentativo di esercitare coercizione e pressione“. E ha criticato la NATO “residuo della Guerra Fredda“. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, ha affermato che “le sanzioni non aiuteranno a risolvere i problemi” e che “il dialogo” è l’unico strumento efficace.

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